Feel locally
Think Nationally

l'ambientalismo è di destra.

Solo l’amore per il territorio, la volontà di conservarlo, può frenare la distruzione dell’Ambiente. Questo ci riconduce al rapporto che ogni individuo ha con il luogo che vive: solo l’appartenenza genera amore, cura e preservazione. Noi crediamo nella sussidiarietà, devono essere le sovranità locali a operare sugli ambienti che conoscono e non soggetti supernazionali che applicano indistintamente le loro politiche in Italia come in Francia o in Polonia. Questo è un discorso diverso dai temi mondialisti del progressismo. A nessun europeo importa realmente di quello che accade nel delta del Niger, men che meno ai verdi ambientalisti che, con le loro batterie per auto elettriche, sono tra i primi responsabili morali della distruzione di terre ed ecosistemi altrui. Noi siamo per il legame territoriale: ognuno di noi paga la tassa dei rifiuti non tanto per mero obbligo di legge, ma perché avrebbe disgusto nel vedere il proprio territorio inquinato. I progressisti e i verdi operano slegati da qualsiasi concretezza perché pongono irrealizzabili obiettivi globali, finanziano ONG (semplici gruppi di interesse) e lottano per concetti astratti, per massimi sistemi incomprensibili. Tutte cose che allontanano e disinteressano il cittadino.

La salvaguardia dell'ambiente passa dalla ragionevolezza, non da trattati inapplicabili, ma da soluzioni politiche sostenute e motivate da persone reali e non imposte da burocrati sconosciuti.

Feel locally
Think Nationally

l'ambientalismo è di destra.

Solo l’amore per il territorio, la volontà di conservarlo, può frenare la distruzione dell’Ambiente. Questo ci riconduce al rapporto che ogni individuo ha con il luogo che vive: solo l’appartenenza genera amore, cura e preservazione. Noi crediamo nella sussidiarietà, devono essere le sovranità locali a operare sugli ambienti che conoscono e non soggetti supernazionali che applicano indistintamente le loro politiche in Italia come in Francia o in Polonia. Questo è un discorso diverso dai temi mondialisti del progressismo. A nessun europeo importa realmente di quello che accade nel delta del Niger, men che meno ai verdi ambientalisti che, con le loro batterie per auto elettriche, sono tra i primi responsabili morali della distruzione di terre ed ecosistemi altrui. Noi siamo per il legame territoriale: ognuno di noi paga la tassa dei rifiuti non tanto per mero obbligo di legge, ma perché avrebbe disgusto nel vedere il proprio territorio inquinato. I progressisti e i verdi operano slegati da qualsiasi concretezza perché pongono irrealizzabili obiettivi globali, finanziano ONG (semplici gruppi di interesse) e lottano per concetti astratti, per massimi sistemi incomprensibili. Tutte cose che allontanano e disinteressano il cittadino.

La salvaguardia dell'ambiente passa dalla ragionevolezza, non da trattati inapplicabili, ma da soluzioni politiche sostenute e motivate da persone reali e non imposte da burocrati sconosciuti.

Un pericolo per l'Italia?

Se saltano gli altri saltiamo anche noi.

Il tema del consumo energetico è diventato virale negli ultimi anni e riguarda la prospettive strategiche della nostra nazione e avrà impatto enorme sullo svolgimento delle nostre vite. Tutti i principali stati europei e mondiali stanno sviluppando politiche ambientali in previsione delle sfide future, cercando di coniugare la salvaguardia ambientale alle necessità produttive. Nei vari elenchi di petrolio, gas, carbone e rinnovabili la più trascurata è la povera energia nucleare. Ridicolo è stato lo sgomento che ha suscitato sul continente, l’inclusione del nucleare nella tassonomia dell’UE. Il rapporto che gli italiani hanno sempre avuto verso tale tecnologia è sempre stato dettato dal sentimento, dagli avvenimenti disastrosi che hanno segnato i voti referendari e mai da una vera informazione scientifica. Che le centrali nucleari siano numerose sui nostri confini è cosa ben nota a tutti, così come il fatto che esse producano energia infinita e con bassissime emissioni. La vera domanda non più se il nucleare faccia bene o no, ma quando anche noi potremo giovarne.

Un pericolo per l'Italia?

Se saltano gli altri saltiamo anche noi.

Il tema del consumo energetico è diventato virale negli ultimi anni e riguarda la prospettive strategiche della nostra nazione e avrà impatto enorme sullo svolgimento delle nostre vite. Tutti i principali stati europei e mondiali stanno sviluppando politiche ambientali in previsione delle sfide future, cercando di coniugare la salvaguardia ambientale alle necessità produttive. Nei vari elenchi di petrolio, gas, carbone e altri intrugli, la più trascurata è la povera energia nucleare. Forse è anche meglio così, visto il rapporto che gli italiani hanno sempre avuto verso tale tecnologia (terrore, diffidenza e fatalismo) ma sicuramente non tutti sanno che, oggi, le centrali nucleari producono energia infinita, con bassissime emissioni e capaci di produrre ulteriore energia dalle proprie scorie.

Fermi tutti! Siamo circondati

Perché dunque avere paura di un nucleare italiano?

Ebbene sì, da mezzo secolo siamo letteralmente circondati da centrali atomiche e da mezzo secolo non ne abbiamo neanche mai sentito parlare. Sotto le centrali francesi si allevano animali e si produce vino, l’aria è pulita e il paesaggio è libero da quegli ecomostri con le pale. Perché dunque avere paura di un nucleare italiano? Una volta lo avevamo anche noi ed eravamo pure all’avanguardia. Ora non raccontateci la solita storia di Černobyl o della mafia, gli appalti, i costi e quant’altro: nessun dato statistico sarebbe a vostro favore. La verità è che chi non vuole il nucleare è una mezza pippa sessantottina che ama le bollette alte, noi invece vogliamo tonnellate di atomi per ricaricare i nostri cellulari.

Fermi tutti!
Siamo circondati

Perché dunque avere paura di un nucleare italiano?

Ebbene sì, da mezzo secolo siamo letteralmente circondati da centrali atomiche e da mezzo secolo non ne abbiamo neanche mai sentito parlare. Sotto le centrali francesi si allevano animali e si produce vino, l’aria è pulita e il paesaggio è libero da ecomostri con a pale. Perché dunque avere paura di un nucleare italiano? Una volta lo avevamo anche noi ed eravamo persino all’avanguardia. Non perdiamoci nelle tradizionali litanie di Černobyl o della mafia, degli appalti, dei costi e quant’altro: nessun dato statistico andrebbe in tal senso. La verità è che chi non vuole il nucleare è un progressista sessantottino che ama le bollette alte e l’inquinamento, mentre noi invece vogliamo tonnellate di uranio per ricaricare i nostri cellulari.

Impianti nucleari attivi in Europa

Impianti nucleari attivi in Europa

FRANCIA 58
RUSSIA 36
UCRAINA 15
GRAN BRETAGNA 15
SVEZIA 10
GERMANIA 8
SPAGNA 7
BELGIO 7
REP. CECA 6
SVIZZERA 5
FINLANDIA 4
UNGHERIA 4
SLOVACCHIA 4
BULGARIA 2
ROMANIA 2
SLOVENIA 1
OLANDA 1
0
Totale UE
0
Totale Europa

Impianti nucleari attivi in Europa

FRANCIA 58
RUSSIA 36
UCRAINA 15
GRAN BRETAGNA 15
SVEZIA 10
GERMANIA 8
SPAGNA 7
BELGIO 7
REP. CECA 6
SVIZZERA 5
FINLANDIA 4
UNGHERIA 4
SLOVACCHIA 4
BULGARIA 2
ROMANIA 2
SLOVENIA 1
OLANDA 1
0
Totale Ue
0
Totale Europa

Tasso di mortalità per energia prodotta

Uno studio dell’ IAEA, ovvero dell’ Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, inerente al numero dei morti per miliardo di KWh prodotti ha rivelato che il carbone è in assoluto il combustibile più letale, più del petrolio, del gas naturale, dell’idroelettrico e delle altre fonti di energia rinnovabile. Poca incidenza, invece, per il nucleare, che risulta essere la fonte di energia più sicura al mondo nonostante il terrorismo mediatico legato ad esso. Per fare un confronto: nel 1975 il collasso di 62 dighe nella provincia di Henan in Cina portò alla morte di un numero compreso tra le 171.000 a 320.000 persone, mentre le vittime accertate del più grave incidente nucleare della storia, quello di Chernobyl, sono 66, 4000 secondo l’Onu che conta i decessi per tumori derivanti dalla nube tossica.

CARBONE (Cina) 170.000
CARBONE (Usa) 10.000
PETROLIO 36.000
BIOCARBURANTI 24.000
GAS NATURALE 4.000
IDROELETTRICO 1.400
SOLARE 440
EOLICO 150
NUCLEARE 90

Tasso di mortalità per energia prodotta

Uno studio dell’ IAEA, ovvero dell’ Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, inerente al numero dei morti per miliardo di KWh prodotti ha rivelato che il carbone è in assoluto il combustibile più letale, più del petrolio, del gas naturale, dell’idroelettrico e delle altre fonti di energia rinnovabile. Poca incidenza, invece, per il nucleare, che risulta essere la fonte di energia più sicura al mondo nonostante il terrorismo mediatico legato ad esso. Per fare un confronto: nel 1975 il collasso di 62 dighe nella provincia di Henan in Cina portò alla morte di un numero compreso tra le 171.000 a 320.000 persone, mentre le vittime accertate del più grave incidente nucleare della storia, quello di Chernobyl, sono 66, 4000 secondo l’Onu che conta i decessi per tumori derivanti dalla nube tossica.

CARBONE (Cina) 170.000
CARBONE (Usa) 10.000
PETROLIO 36.000
BIOCARBURANTI 24.000
GAS NATURALE 4.000
IDROELETTRICO 1.400
SOLARE 440
EOLICO 150
NUCLEARE 90

Italia

l'esempio di ieri,
il fallimento di oggi.

Ieri

Felice Ippolito

Geologo e ingegnere, promotore dell’energia nucleare nell’italia degli anni ’60. Segretario del comitato nazionale per l’energia nucleare, fu in grado di attuare diversi progetti di sviluppo del settore nucleare, tra cui le centrali di Latina, del Garigliano e di Trino Vercellese. Con lui, l’Italia divenne il terzo paese al mondo per la produzione di energia nucleare e disponeva di competenze molto avanzate. Caduto in disgrazia a seguito di detrazioni politiche, venne arrestato per atti di modesta entità e condannato a una pena considerata eccessiva anche per i tempi. Pur ricevendo la grazia, la propaganda legata agli industriali privati dell’energia riuscì a fermare gli obiettivi di un uomo che mirava a rendere la nostra nazione indipendente dal punto di vista energetico.

Oggi

Mentre gli altri producono,
noi importiamo

L’Italia è il più grande importatore di energia al mondo. Nel 2014 ha dovuto aggiungere 22,3 TWH acquistati all’estero, ai 132 TWH prodotti. Questo per soddisfare una domanda interna di 153 TWH. La quota di maggioranza è importata proprio dal nucleare francese.  L’Italia è l’unica nazione del G8 a non possedere impianti nucleari, nonostante il 10% delle nostre forniture totali arrivi proprio dal nucleare di importazione.

Italia

l'esempio di ieri, il fallimento di oggi.

Ieri

Felice Ippolito

Geologo e ingegnere, promotore dell’energia nucleare nell’italia degli anni ’60. Segretario del comitato nazionale per l’energia nucleare, fu in grado di attuare diversi progetti di sviluppo del settore nucleare, tra cui le centrali di Latina, del Garigliano e di Trino Vercellese. Con lui, l’Italia divenne il terzo paese al mondo per la produzione di energia nucleare e disponeva di competenze molto avanzate. Caduto in disgrazia a seguito di detrazioni politiche, venne arrestato per atti di modesta entità e condannato a una pena considerata eccessiva anche per i tempi. Pur ricevendo la grazia, la propaganda legata agli industriali privati dell’energia riuscì a fermare gli obiettivi di un uomo che mirava a rendere la nostra nazione indipendente dal punto di vista energetico.

Oggi

Mentre gli altri producono, noi importiamo

L’Italia è il più grande importatore di energia al mondo. Nel 2014 ha dovuto aggiungere 22,3 TWH acquistati all’estero, ai 132 TWH prodotti. Questo per soddisfare una domanda interna di 153 TWH. La quota di maggioranza è importata proprio dal nucleare francese.  L’Italia è l’unica nazione del G8 a non possedere impianti nucleari, nonostante il 10% delle nostre forniture totali arrivi proprio dal nucleare di importazione.

Cosa fare?

È necessario ripensare le scelte politiche che hanno portato al blocco dello sviluppo nucleare in Italia, sensibilizzare seriamente la popolazione sul tema, anche in previsione degli sviluppi della fusione nucleare. Proprio in merito a quest’ultima, l’Italia è tra i pionieri della ricerca sulla fusione, con un programma che ha budget medio annuale di circa 60 milioni di euro e che vede impegnati circa 600 tra ricercatori e tecnologi. La fusione nucleare è considerata una delle opzioni migliori per garantire una vasta fonte di energia sicura, rispettosa dell’ambiente e praticamente inesauribile. Una politica nucleare nel futuro deve trovare già una base oggi, agevolando la formazione all’estero ma soprattutto il rientro in patria dei numerosi tecnici, fisici ed ingegneri che, causa blocco degli sviluppi italiani, hanno trovato lavoro in quelle nazioni che invece producono energia atomica.

Cosa fare?

Ci sta dire i problemi, ma quagliamo qualcosa

È necessario ripensare le scelte politiche che hanno portato al blocco dello sviluppo nucleare in Italia, sensibilizzare seriamente la popolazione sul tema, anche in previsione degli sviluppi della fusione nucleare. Proprio in merito a quest’ultima, l’Italia è tra i pionieri della ricerca sulla fusione, con un programma che ha budget medio annuale di circa 60 milioni di euro e che vede impegnati circa 600 tra ricercatori e tecnologi. La fusione nucleare è considerata una delle opzioni migliori per garantire una vasta fonte di energia sicura, rispettosa dell’ambiente e praticamente inesauribile. Una politica nucleare nel futuro deve trovare già una base oggi, agevolando la formazione all’estero ma soprattutto il rientro in patria dei numerosi tecnici, fisici ed ingegneri che, causa blocco degli sviluppi italiani, hanno trovato lavoro in quelle nazioni che invece producono energia atomica.

AFFARI LEGALI

POLITICA (MA DELLA PRIVACY)

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